Impegnati nel serio lavoro di difendere i quadri dai roditori, questi meravigliosi felini  si guadagnano il privilegio di vivere in un posto unico sul globo.

Il Museo di San Pietroburgo è noto come uno dei più grandi Musei del mondo ma, quello che pochi sanno, è che dall’anno della sua fondazione (1764) è protetto da un folto numero di gatti che vi abita le cantine per difendere un patrimonio culturale immenso.

Meraviglioso esempio dell’arte Barocca in Russia, l’edificio conta ben 1786 stanze che, sin dall’epoca di Pietro il Grande, furono decorate ed arricchite di capolavori unici e d’inestimabile valore. Così i felini furono subito ben accettati e coccolati a merito del loro instancabile lavoro di cacciatori.

Nei sotterranei dell’Hermitage vive una colonia di gatti  e nessuno si sogna di cacciarli via. Al momento sono circa una settantina, scorrazzano nei lunghi corridoi che fanno tanto passaggio segreto, si accoccolano sui tubi, ronfano vicino alle caldaie e tengono bene a bada i topi.

La responsabile dei Servizi di Sicurezza del Museo, Tatiana Danilova, è a capo di un gruppo di persone che si occupa tutti i giorni di dare loro da mangiare, tenere in ordine il rifugio e di verificarne lo stato di salute oltre alle visite regolari del veterinario.

L’idea di sostituire un piano di derattizzazione con un piccolo esercito di gatti sembra essere stata una furba strategia. La verità è che, tutti in città, li tengono in grande considerazione tanto da convincere i vertici dell’amministrazione dell’Hermitage a creare un CAT DAY, un giorno dell’anno in cui il  pubblico s’infila sotto le stanze che accolgono i Velásquez, Caravaggio o Matisse e in cui i felini sono le vere Star incontrastate.

Gli alunni di tutte le scuole di San Pietroburgo sono invitati a trasformare in un dipinto o in un disegno la loro visione dei gatti dell’Hermitage. I più meritevoli vengono, poi, esposti per due settimane nell’area del grande scalone centrale del museo, con la dicitura utilizzata per tutte le opere presenti all’Hermitage e con cui verranno riconsegnati, alla fine dell’allestimento. Mentre tutti gli altri selezionati vengono appesi proprio nei corridoi dove vivono i gatti.

«I gatti all’Hermitage ci sono praticamente da sempre», spiega Maria Haltunen, braccio destro del direttore Michail Piotrovsky.

 I primi miagolii risalgono all’inizio del XVIII secolo, quando Pietro il Grande (fondatore di San Pietroburgo, nel 1703) portò con sé un felino di ritorno da un viaggio in Olanda. Sua figlia, l’imperatrice Elisabetta fece di più, promulgando un editto in cui ordinava di mandare a corte i migliori micioni per la caccia ai topi di Kazan, in Tatarstan.

«Chiunque abbia in casa un esemplare del genere, si renda noto così da organizzare al più presto la spedizione dell’animale alla cancelleria provinciale», recitava il decreto, sancendo lo status dei gatti come guardie dei quadri raccolti nelle gallerie del palazzo, voluto proprio dalla zarina come dimora regale.

In realtà, quei gatti erano tutti maschi castrati, perciò senza discendenza, racconta Haltunen, da lì in poi, però, si prese l’abitudine di regalare un micio a tutti i bambini della famiglia imperiale, non appena raggiungevano l’età per prendersene cura. Gli zar li amavano molto, anche se, con lo scoppiare della Rivoluzione d’Ottobre, nel 1917 si trovarono costretti a fare una scelta». Con l’abdicazione di Nicola II e la conseguente detenzione, la famiglia Romanov dovette decidere se farsi accompagnare dai gatti o dagli, altrettanto regali, cani.

Optarono per i cani, cui cui condivisero la morte. Soltanto uno si salvò, finendo in Inghilterra e, tra i cadaveri della fucilazione di Ekaterinburg, furono trovati anche i corpi dei cagnolini di di Anastasija e di Tat’jana.

Ai mici imperiali, andò meglio. Alcuni si mescolarono ai più prosaici felini delle cantine, altri furono presi da anime buone, che si occuparono di loro per poi riportarli all’Hermitage una volta calmata la situazione.

Proprio grazie a queste persone oggi possiamo permetterci di sapere che l’arte, al Museo Hermitage, ha un esercito davvero speciale al suo servizio.

Costo del biglietto circa 13 euro.

Il Museo apre da martedì a domenica, dalle 10.00 alle 18.00. Il mercoledì apre dalle 10.30 alle 21.00.

Nel Museo è possibile introdurre fotocamere e videocamere previo pagamento di un supplemento al biglietto d’ingresso.