…recitava un vecchio detto: questa regola è quanto mai valida per tutti i nostri animali da compagnia, e i rettili non fanno eccezione.
Quello delle tartarughe è un gruppo molto eterogeneo di specie con fabbisogni estremamente differenti.
Dal punto di vista delle abitudini alimentari esistono in linea generale tre gruppi: carnivori, onnivori e erbivori.
Conoscere le loro esigenze nutrizionali è indispensabile per garantire loro una buona salute.
PER LE CARNIVORE
Le tartarughe carnivore sono per lo più semiacquatiche come la Emys orbicularis, ovvero la tartaruga palustre europea, o le giovanissime Trachemys (che successivamente diventeranno onnivore).


Queste due specie, ma anche molte altre, necessitano di proteina animale di elevato valore biologico: in parole povere di piccoli pesci o insetti ma anche di mangimi appositamente studiati che contengono una per percentuale di proteine e grassi compresa tra il 30 e il 60%, mentre la fibra ed i carboidrati devono essere presenti in quantità trascurabili.
Uno degli errori di gestione più frequenti con le specie carnivore è la somministrazione esclusiva di gamberetti secchi che, nel giro di pochi mesi, porta inevitabilmentead ipovitaminosi A, oppure di una dieta a base di polpa di pesce o carne macinata che, visto l’insufficiente contenuto di calcio, espone questi rettili a rischio di sviluppare la malattia ossea metabolica.
GHIOTTONERIE VEGETARIANE
Tra i cheloni strettamente erbivori per eccellenza vi sono le tartarughe di terra come per esempio la Testudo spp. e il Geochelone spp. molto diffuse nelle nostre case e giardini.


Prendiamo l’inossidabile Testudo hermanni: la sua dieta dovrà garantire un apporto di fibra compreso tra il 18 e il 28%, proteine in ragione di un 15-35% e pochi grassi (meno del 10%).
I carboidrati anche in questo caso dovranno essere veramente trascurabili.
Un altro dato nutrizionale molto importante è rappresentato dal rapporto calcio/fosforo che dovrà essere almeno di 2:1 per evitare la malattia ossea metabolica.
In sintesi, come dovremmo alimentare le nostre tartarughe di terra?
Se possibile meglio evitare i mangimi commerciali a meno che non forniscano le debite garanzie (divietò assoluto di ripiegare, in mancanza di altro, su mangimi per tartarughe carnivore) e optare per una dieta molto più casereccia a base di erba medica e tarassaco che c contengono elevate quantità di calcio, nonché verdure come il radicchio o la cicoria.

Se allevate all’aperto queste tartarughe saranno in grado di ricercare eventuali foraggi appetibili per. conto proprio, quindi di integrare arbitrariamente la dieta.
La frutta andrebbe evitata tranne per alcune specie come il Geochelone spp. che invece ne richiedono una quantità elevata: per non correre rischi è sempre meglio informarsi bene in maniera approfondita.
Anche con le tartarughe terrestri si rischiano errori alimentari, piuttosto frequenti, come per esempio somministrare carboidrati sottoforma di pane e pasta di cui sono particolarmente golose. E attenzione alle crocchette per cani e gatti lasciate nella ciotola: la tartaruga sarà ben lieta di darvi fondo con gravi conseguenze.

ONNIVORE MA NON TROPPO
Le tartarughe onnivore – Trachemys scripta elegans adulte, molto diffuse nei nostri acquari, ma anche specie come Tryonyx spp., Grapsternon spp. e tante altre – possono permettersi qualche libertà in più.

A loro bisogna fornire proteina animale sottoforma di pesciolini, insetti, larve, lombrichi e gasteropodi e, occasionalmente, piccolissime quantità di crocchette per cani di tipo light, mentre la frazione vegetariana della dieta deve essere rappresentata da quelle stesse verdure o dai foraggi già menzionati per le erbivore.
All’interno degli acquari delle tartarughe semiacquatiche sarà possibile inserire piante acquatiche come Nasturtium officinale, Eichornia crassipes e altre, utili sia a scopo ornamentale sia come integrazione della dieta.


SINTOMI E ANAMNESI AMBIENTALE
Una non corretta alimentazione può predisporre i cheloni a patologie dell’apparato digerente che possono tradursi in uno stentato accrescimento nei giovani ma anche a malattie metaboliche come la già menzionata malattia ossea metabolica che determina decalcificazione e malformazione del piastrone e del carapace.

Altri sintomi clinici riconducibili in maniera specifica al fattore alimentare possono essere inappetenza, vomito, diarrea o, al contrario, la costipazione, ma anche la depressione, disidratazione e perdita di peso.
Tuttavia, essendo tutti questi non inequivocabilmente riconducibili a fattori alimentari, è buona norma rivolgersi immediatamente al veterinario fornendo un’accurata anamnesi ambientale e nutrizionale in modo da intervenire tempestivamente per correggere i fattori coinvolti nel problema.
Non dimentichiamo che stress e condizioni ambientali non idonee (per esempio errori relativi alla temperatura, umidità e fotoperiodo del terrario) possono collaborare in negativo con l’alimentazione inadeguata e aggravare così la condizione di salute già precaria.

Come abbiamo visto è indispensabile essere correttamente informati sui fabbisogni nutrizionali di questi animali ed è pertanto necessario andare oltre alle indicazioni generali appena fornite.
Al momento dell’acquisto sarà bene informarsi sulla specie interessata e acquisire quanto più possibile le nozioni corrette sulla gestione, soprattutto alimentare, consultando un veterinario specializzato
IPOVITAMINOSI A
L’ipovitaminosi A è una patologia frequente nelle tartarughe d’acqua, soprattutto se alimentate con diete a base di soli gamberetti essiccati.
La manifestazione più frequente è rappresentata dalla chiusura e dal gonfiore delle palpebre, ma danni gravi interessano gli apparati urogenitale e respiratorio.

L’animale smette di mangiare e, se non tempestivamente trattato, spesso muore.
Questa patologia compare solo negli animali non correttamente alimentati e sempre dopo i primi 6 mesi di vita poiché la giovane tartaruga nasce con una riserva di vitamina A presente all’interno del fegato, sufficiente a coprire il fabbisogno nei primi mesi.
La terapia consiste nella somministrazione di vitamina A e nella correzione dei fattori che hanno scatenato il problema.
Il sovradosaggio di questa vitamina è tossico, quindi è necessario intervenire sotto lo stretto controllo del veterinario.
Nelle tartarughe di terra alimentate con erbe fresche l’ipovitaminosi A è piuttosto infrequente.